LA ZONA MORTA #2
LA DIFFERENZA FRA CANI, LUPI E... JENE
Torna con la seconda puntata la prima delle rubriche che faranno parte del nostro blog, la Zona Morta.
E' già passata una settimana, eppure pare un mese.
E questo non per motivi temporali, ma per la mole di materiale che si è visto e letto. E francamente, c'è poco
da salvare di tutto quello che si è “ingoiato” come tifoso preoccupato per le sorti del Cosenza Calcio.
Sembrava una scena del cartone animato Piovono polpette, dove il cibo che scendeva dal cielo
gradualmente diventava sempre più cospicuo, rendendo chi lo mangiava obeso e poco propenso all'azione. Ed in effetti di polpette ne abbiamo viste scendere molte, peccato che fossero quasi tutte
avvelenate.
Su questo blog si è dato ampiamente spazio all'incontro che si è tenuto a Lamezia la settimana scorsa fra
Guarascio ed una delegazione di un imprenditore campano, con dovizia di dettagli e particolari che avrebbero dovuto far rizzare le antenne a chi ha intrapreso la professione giornalistica. Perché
finora è stata L'UNICA VERA TRATTATIVA ( se possiamo chiamare trattativa persone sedute ad un tavolo con una parte che fa notare la mancanza di documenti per ratificare l'offerta, e l'altra che
non la presenta volutamente).
E invece? E invece nulla.
Nessuno ha il coraggio di crederci, nessuno la vuole rendere pubblica, qualcuno va addirittura in tv
lamentando che chi gli aveva passato la cosa era in “incognito” quindi andava bollata come fake news!
Complimenti! Ma non è il giornalista che, a fronte di una soffiata, deve verificare in prima persona
l'attendibilità della stessa? Da quando in qua si rimane seduti ad aspettare che ti arrivi l'informazione confezionata? Qualcuno è andato a Lamezia per vedere DOVE E QUANDO è avvenuto l'incontro
e se è avvenuto? Bastava quello solo quello in fondo, senza chiedere identità agli altri!
Come Se Woodward e Bernstein non avessero pubblicato la storia del Watergate senza pensare al fatto che, anche
se gliela aveva passata una fonte attendibile, non fosse necessario e giusto verificare, cercare, e confermare quanto conoscevano da gola profonda!
Bella logica. C'è da chiedersi allora se questa proprietà sia realmente invisa a parte dell'ambiente mediatico
politico, o se si stia giocando a rimpiattino aspettando che passi la bufera. Il dubbio è più che lecito.
Perché, se poi qualcuno “sente” che ci sono dei borbottii (perché di questo si tratta finora) di cordate o
addirittura di grandi ritorni (per l'amor del cielo! Ancora il distruttore?), che partono i vocali di capitifoseria (si fa per dire....) e interviste, e la cosa viene resa pubblica come se fosse
reale, cosa si deve pensare?
Che da una polpetta avvelenata ad un altra polpetta, la pancia del tifoso prima o poi si sazierà di una
soluzione che si chiede a gran voce!
O la coscienza è a posto per qualche articolino rimesso su con maggiore veemenza dai giornalisti, dove si
rimaneggia e risalta cose che già a settembre potevano essere messe nel corretto binario delle richieste?
Per non parlare dell'intervista al Sindaco, dove anche lui gioca a rimpiattino, prima giustificandosi per i
suoi “poteri ridotti” (qualcuno gli tolga la kriptonite che accarezzava...) che non gli permette di fare più di tanto.
Poi che alla fine annuncia che l'ineffabile Presidente sta riflettendo - andiamo bene! Con i suoi tempi ci
vediamo a Capodanno – e che eventualmente deciderà se cedere o investire (parola sconosciuta da sempre a questa Proprietà)!
Statemi dietro, e seguitemi di nuovo dentro la Zona Morta.
Siamo ad un bivio, di quelli fondamentali, non importanti, fondamentali! Perché qui ci si gioca non solo il
futuro, ma anche l'identità della nostra capacità di essere tifoseria.
Ed è il caso di capirci subito. Siamo Lupi o cani? Distinzione molto importante. E non da poco.
I Lupi hanno il branco, e PENSANO AL BRANCO. I cani si accontentano dell'osso, e possono mangiare quante
polpette avvelenate desiderano, anche se li può uccidere. A volte sembra quasi che la vogliano a tutti i costi quella polpetta, per cadere nel dolce sonno dell'ignoranza!
Ed il Branco, quando è unito, lo è sempre perché è parte della sua forza. Ai cani piace anche la
solitudine.
E questa distinzione determinerà anche come verremo trattati in futuro, qualunque sia il nostro
destino!
Un cane alla fine lo addomestichi, un Lupo no. E ci devi convivere se stai nel suo Habitat!
Quindi la pressione del Branco dovrà essere lunga, compatta, costante e irreprensibile.
Le polpette vanno sputate e lo spazio va riconquistato.
Sarà una scelta molto sofferta, perché chi pensa che queste cose si aggiustino con qualche manifesto in giro
per la città o una riunione, sta fresco e vive nell'illusione!
Ci vorrà tempo, ed una costante azione che logori l'istituzione locale, che dovrà accettare la determinazione
della tifoseria (Branco), anche di quelli che volevano fare i cani e si sono mescolati dentro!
Perché se finiamo da cani, ci tratteranno sempre da cani! Per sempre. Fatevene una ragione.
E la stampa? A parte i pochi che ci provano ( e che sono quelli meno seguiti e più osteggiati) i giornalisti
in massa si adegueranno alla corrente che prevarrà alla fine. Gli tocca.
Del resto, sono stati apostrofati come latori di domande idiote dal Presidente senza replicare subito, non
credo ambiscano anche all'infamante titolo di “ Jene del quarto potere”. E' una brutta razza pure quella.
venerdì, 21 maggio 2021
a firma
Sinn Fèin
La zona morta #1 :
Pensa al Cosenza
Esordisce oggi la prima delle rubriche del nostro blog, la Zona Morta, che sarà tenuta da Sinn Féin.
In un bellissimo saggio che lesse a degli studenti universitari, lo scrittore David
Foster Wallace diceva: “La vera, fondamentale educazione a pensare che dovremmo ricevere in un luogo come questo non riguarda tanto la capacità di pensare, quanto semmai scegliere a cosa
pensare.”
Era un chiaro invito alle nuove generazioni a tenere presente l'educazione e
l'istruzione che riceviamo e che ci forma, ma anche ad essere fedeli a quelli che si è sempre stati.
Credo che questo valga in tutto, anche nell'essere tifoso.
Perché l'istruzione di un tifoso - per quanto bizzarra - è quella che parte il primo
giorno che vai allo stadio, e SCEGLI di legarti ai colori di quella squadra.
La formazione che riceverai successivamente sarà caratterizzata dalle innumerevoli
partite, dai giocatori e dagli allenatori che segneranno le varie annate, dalle vittorie e dalle sconfitte, dai pomeriggi passati allo stadio, dalle eventuali trasferte, e dalle urla e dai
pensieri che usciranno dalla tua gola e da quelli che ti staranno a fianco in tutto quel lunghissimo lasso di tempo.
Dai ricordi e dai sogni.
Ma, soprattutto, dall'Attenzione a quello che è
successo e che succede davanti agli occhi.
Non è facile mantenere una certa distanza quando si parla della propria squadra del
Cuore.
Perchè un tifoso non può e non deve mai ragionare come una persona
normale.
Altrimenti non sarebbe un tifoso.
Un gol, una partita o una stagione intera saranno sempre un po' edulcorate o demonizzate
nei nostri ricordi, perchè l'aspetto emotivo di quel senso di appartenenza renderanno tutto “diverso” a distanza di tempo.
Eppure, se si vuole cercare di capire cosa si è sbagliato, è necessario prestare sempre
attenzione a quello che ci succede intorno. E' una scelta.
La vera e più importante riflessione che bisogna fare oggi, è quella di rivedere tutto
ciò che è successo in questa disgraziata stagione 2020/21 ed associarlo con attenzione ad un particolare, o meglio una frase.
Si è pensato al Nostro
Cosenza?
Provateci anche voi, mentre vi faccio scorrere una sintesi dei maggiori avvenimenti che
sono accaduti quest'anno.
Una balorda intervista rilasciata dal Presidente a inizio stagione dove ancora parlava
di stadio nuovo e di trattenere Rivere (che faceva seguito ad affermazioni come “io non ho sbagliato nulla”).
Un ritiro effettuato in albergo con di nuovo 8 giocatori, passato senza che ci fossero
proteste.
Segue una campagna acquisti dove la squadra viene completata alla seconda di campionato.
L'allenatore si dice “molto soddisfatto”, intanto si chiude il girone senza una vittoria in casa. Qualche rumore? No, tutto tace in mezzo a pochi mugugni che alcuni forti esponenti della
tifoseria stanno subito attenti a spegnere tacciando di “tagliaturu” chi provava ad avanzare dubbi sulla gestione tecnica. A inizio anno l'esaltazione per un giocatore fermo per infortunio
ed un altro che non segna da anni che (testuale) “SE torna quello di una volta è forte”.
Poi esce un'invenzione di minacce fatte a (guardacaso) mogli di giocatori e Occhiuzzi,
poi ridotte solo ad Occhiuzzi, poi scomparse (perché non ci sono mai state), che ha come unico effetto quello di zittire temporaneamente alcuni luoghi dove le giuste critiche iniziano a far
breccia fra i tifosi.
Alla fine, l'unico che minacciava veramente era il cugino dell'allenatore!
Si va avanti, la situazione degenera, ma non si muove nulla.
Quando sembra che qualcosa si voglia fare, si caccia l'allenatore, si fa saltare un
allenamento, salvo poi dire che con Novellino non si chiude e si richiama Occhiuzzi.
Il tutto senza uno straccio di comunicato!
Intanto si va a fondo, sempre più a fondo, con batoste dappertutto, e dichiarazioni
ripetitive e stantie come “abbiamo giocato bene a tratti” “i conti si fanno alla fine” e “la prossima dovremo giocarla da Lupi”.
E siamo ad oggi, soli, rattristati, e retocessi.
Dove andare a cercare le colpe?
Prima di tutto fra di noi.
E non è un'inutile esercizio di retorica, ma un'amara constatazione che dobbiamo
accettare e da cui ripartire.
Perché i primi colpevoli siamo noi! E non abbiamo scuse.
A settembre dal Forum CosenzaUnited uscì una lettere chiara e
dettagliata con richieste di risposte su alcune perplessità, a fronte di paure per quella che poteva essere il rischio che si correva nella stagione.
Risultato? Una sola pubblicazione cartacea, tanta ignoranza (sia intesa come “ignorare”
che nell'essere ignoranti nel non recepire) e molta irrisione.
Perché? Perché nella tempesta ogni Porto va bene!
E' dal 2003 che la famosa frase che capeggiava sugli striscioni e sui muri della città
“meglio liberi all'inferno che schiavi in Paradiso” si è trascinata, sbiadita, ammalata.
Ed ha portato quello che un tifoso non dovrebbe mai permettere.
L'accontentarsi. E l'accontentarsi ha condotto al “porto Guarascio”.
In un momento dove la paura la faceva da padrone, dove l'idea di ricominciare per
l'ennesima volta - fra fallimenti divisioni, chiacchiere e illusioni - non era più sopportabile, quella scelta è sembrata la più giusta.
E non solo perché il panorama era deserto, ma anche perché gli anni passano, le
generazioni cambiano (come è cambiato il calcio) e i sogni svaniscono.
Quindi perché non accettare questa scelta? Perché non smettere di protestare,
contestare, pretendere, sognare?
Perché non accontentarsi? Il motivo lo stiamo scoprendo oggi.
Perché se non fai percepire a chi gestisce la Società che questi colori sono fortemente
connessi con la Città, che la simbiosi è unica e si muore dietro a tutto questo, che il pubblico è sempre pronto a stare al fianco della squadra - basta che ci mettano il cuore – e che devi
investire e definire pubblicamente un progetto di dove vuoi arrivare, non vieni ripagato dalla stessa moneta.
E quello che si rimprovera oggi brutalmente alla Società, soprattutto al Presidente, è
anche la conseguenza di questa lacuna dovuta all'essersi accontentati.
Ho visto gente cercare di fare scudo su tutto in questi 10 anni. Ne dico giusto qualcuna
per rinverdire le parole e le scuse di chi si “accontentava”. S'investe poco? Ma il bilancio è in ordine! Non investiamo su strutture e giovanili? Non si fa il passo più
lungo della gamba. Non rinnoviamo i giocatori forti? Hanno rifiutato le offerte (fatte a fine stagione, MAI A STAGIONE IN CORSO).
Persino quando passi un pomeriggio sotto il sole cocente
ad aspettare dopo 15 anni la prima partita in casa della Serie B – con donne, bambini e anziani - e perdi perchè il campo da calcio (!) non è pronto, ti devi sentir dire da qualcuno: “Eh, ma
d'altronde non ha avuto tempo, né lui né il Comune!”
Ecco, arrivati a questo punto, è ora di iniziare a scegliere a cosa pensare. E farlo
bene.
Perché se vogliamo che alcune dinamiche non si ripetano - si continuino a trascinare –
si deve pensare nella maniera giusta, da Tifosi. Si deve pensare al Cosenza!
Siamo stati educati a questo, dal giorno che abbiamo scelto di sostenere questi
colori.
Ho intitolato questa rubrica La Zona morta, il significato di questa
scelta è duplice.
Perché la Zona morta è dove siamo finiti adesso, una “zona” del campo fra il baratro e
la delusione. Ma è anche il titolo di un famoso film e romanzo, dove il protagonista scopriva dopo un incidente di poter vedere il futuro ed essere in grado di cambiarlo, se voleva.
Questa sua capacità era la Zona morta. Ecco anche noi, dopo “l'incidente” Pagliuso e
Guarascio siamo in grado di cambiare il futuro. Se vogliamo. Ma dobbiamo pensare al Cosenza. Solo al Cosenza!
E questo comporta delle scelte. Il che vuol dire che non si può rimpiangere Pagliuso
(che ci ha fatto fallire ben due volte! Record – si spera - che nessun altra proprietà ha mai toccato), o accontentarsi di Guarascio, ma neanche accettare tutto quello che proveranno a
propinarci. Perché ci proveranno, e questo lo sappiamo già. Lo abbiamo già “visto”.
Bisogna pensare al futuro, a come lo vogliamo noi Tifosi, e trasmettere questo a
chiunque deciderà di prendere le redini della Società. Dal primo giorno!
Perché se si pensa tutti alla stessa maniera, nessuno potrà provare ad accontentarsi!
Nessuno riuscirà ad abbindolare i tifosi, nessuno si metterà a giustificare, anche se va al letto col nemico (tradotto: Lavora direttamente o indirettamente per la proprietà).
Perché Noi pensiamo al Cosenza!
E ' una scelta, che comporterà sacrifici e sofferenze, ma che ci farà tornare ad essere
Tifosi.
Adesso possiamo vedere l'epilogo di questa stagione come un fallimento, o l'inizio della
nostra Zona morta per cambiare il futuro. Sta solo a noi. Ma dipende cosa scegliamo di pensare.
Ho intenzione di tenervi compagnia periodicamente in questa Zona morta.
Per vedere insieme come andranno le cose, e quante persone riuscirò a sintonizzare su
questo pensiero.
Nel frattempo vi lascio con una domanda : Come volete il futuro del Cosenza
Calcio?
Non c'è bisogno che rispondiate, io la so già la risposta.
Perché prima di rispondere, io ho pensato al nostro Cosenza.
sabato, 15 maggio 2021
a firma
Sinn Féin